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Le origini di questo Comune sono legate alla fondazione di centri abitati dotati di particolari privilegi e franchigie tra l'XI ed il XII secolo. Questi nuovi insediamenti prendono generalmente il nome Borgofranco, Villafranca o Villanova e si connotano poi per un'ulteriore specificazione geografica che in questo caso fu, fino al 1885, "di Mathi" e successivamente "Canavese".
Le prime notizie sul paese risalgono al 1133, quando la comunità risulta affidata ad un presbiter (sacerdote investito del governo spirituale), mentre il potere civile era rappresentato dal Visconte di Baratonia, signore della castellania di Balangero, che comprendeva, oltre a Villanova, anche Mathi. Nel 1342 Giacomo d'Acaia concesse a Villanova nuove franchigie ed esenzioni, nonchè la possibilità di costruire un ricetto. La villa era andata infatti completamente distrutta pochi anni prima per cause belliche. Villanova continuò poi a far parte della Castellania di Balangero fino al 1584, sia pure mantenendo alcuni privilegi confermati nel 1378 e 1391.
Durante l'invasione francese del 1705, questa comunità fu particolarmente colpita da saccheggi e devastazioni. Nel 1927 il Comune fu soppresso e aggregato a Nole; riacquisì l'autonomia nel 1947.
Il centro del paese si sviluppa attorno alla piazza IV Novembre su cui si affacciano la chiesa parrocchiale ed il municipio. L'attuale chiesa parrocchiale, dedicata a San Massimo Vescovo, era in origine la chiesa del ricetto che caratterizzava molti dei borghi di nuova costruzione.
Nei documenti l'area fortificata di un paese viene spesso definita sia come receptum, sia come castrum o villa, anche nei casi in cui si riferisce semplicemente ad un borgo circondato da mura e non ad un castello vero e proprio. Ancor oggi la strada che fiancheggia su di un lato il perimetro dell'antico ricetto è denominata Via Villa (la via che inizia sul lato sinistro della chiesa).
Dopo il 1500 il ricetto risultò inutile in quanto con l'avvento delle armi da fuoco tale genere di difesa non era più adeguata.
Ben visibile in quel che fu il ricetto di Villanova esiste ancora la base di un torrione probabilmente utilizzato come torre di avvistamento. Anni fa si vedeva ancora la porticina che univa la torre con l'interno del ricetto; successivamente il muro è stato inglobato nella ristrutturazione di una casa.
In un documento dell'archivio comunale si legge che un ampio fossato cingeva il muro di cinta del ricetto; il fossato fu poi riempito e livellato concedendone l'uso ai privati che ne fecero richiesta.
Ora le nuove costruzioni hanno cambiato l'aspetto del paese, ma via Villa, l'antica via centrale del ricetto, conserva ancora in parte l'aspetto originario.
Anche Villanova , come ogni seppur piccolo paese, ha vissuto nei secoli vicende che ne hanno caratterizzato la storia. Quella della comunità villanovese è profondamente segnata dalle secolari vicende legate all'attraversamento della Stura, dai numerosi tentativi effettuati per collegare il centro con la frazione Prati, dalle penose disgrazie , dall'intraprendenza e dalla disperazione.
L'attraversamento dei corsi d'acqua è da sempre nodo essenziale delle vie di comunicazione ed è quindi stato in molte situazioni risolto già da tempo. Il caso di Villanova costituisce forse una vicenda emblematica di un passato che appare lontanissimo ma che è invece giunto fino alle soglie del 2000: un piccolo comune dal territorio diviso in due da un impetuoso torrente, la necessità di attraversamento non strettamente collegata ad altre più importanti vie di comunicazione hanno fatto sì che Villanova ottenesse un vero e proprio ponte solo negli anni Settanta.
E fino ad allora? I più anziani villanovesi forse ricordano ancora un periodo in cui esisteva addirittura un "porto", altri soltanto le ultime "pianche" ed i più giovani, logicamente, conoscono solo l'attuale ponte.
La pianca, cioè la passerella, rimasta in funzione fino agli anni Sessanta del XX secolo, è perciò divenuta quasi un simbolo per la Comunità di Villanova.
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